La Commissione Europea ha rilevato che, l’aumento degli over 65, può spingere la spesa pubblica per la salute e le cure a lungo termine in UE fino al 10% del PIL entro il 2050. Chris James, economista e analista della politica sanitaria presso l'Ocse, sostiene che i sistemi sanitari potranno resistere solo con le giuste politiche. La crisi del 2008 si è abbattuta sui sistemi sanitari inducendo i governi nazionali ad avviare tagl e razionalizzazioni nell’uso di servizi e prestazioni. Ogni Paese ha risposto in modo diverso. I Paesi del Nord Europa hanno resistito sul fronte sanitario, ma con seri problemi nell’integrazione territoriale di servizi e prestazioni per gli anziani. La Francia ha studiato forti incentivi per fornire di medici le zone rurali e ha esteso l’assistenza complementare a tutte le categorie di lavoratori rendendola obbligatoria per tutti i cittadini, attraverso la mutualità di territorio, con il coinvolgimento dei comuni ( primo esperimento Nancy). In Germania si è dovuto potenziare del 2% il fondo per i non autosufficienti, non più in grado di far fronte alla domanda di servizi sociosanitari. In Italia, la Corte dei Conti ha sottolineato le criticità esistenti nel nostro Ssn soprattutt onell’assistenza dalla cronicità, nella riabilitazione e nelle cure intermedie “aree in cui il bisogno è in aumento a causa della crescita costante dell'età media della popolazione”. Molti Paesi europei hanno avviato politiche “punitive” verso chi adotta stili di vita non salutari ( alcol, fumo, obesità). La materia è fuori dai trattati ma, proseguendo sulla linea della discontinuità, si affermerà il principio del "chi più ha più si cura". Dentro l’universalismo dei diritti, di cui la salute è un diritto fondamentale, bisogna trovare la giusta sintesi fra un nuovo principio di solidarietà e quelli di responsabilità collettiva ed individuale.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)