Cerchiamo di parlare di terza età in modo nuovo. Senza negare le possibili perdite a carico dei sistemi sensoriali o cognitivi, oppure nell’area delle autonomie e le inevitabili conseguenze, cerchiamo di concentrarci sul concetto di invecchiamento inteso come pieno raggiungimento della propria maturità, della piena esperienza e di una migliore comprensione degli eventi. Un’ulteriore fase, insomma, della nostra crescita. Ora, in un’epoca come quella in cui viviamo, dominata dalla tecnologia, la funzione dell’anziano potrebbe sembrare superflua o anacronistica. Niente di più sbagliato. Gli anziani possono aiutarci a guardare alla nostra vita con più saggezza, perché le loro esperienze e vicissitudini li hanno resi più esperti e maturi, più consapevoli delle ideali e dei valori comuni che guidano la convivenza sociale. Platone affermava che solo alla fine della vita l’uomo acquista la saggezza e la conoscenza delle cose e Cicerone ribadiva che la vita si arricchisce ad ogni età di qualità quali la saggezza, la lungimiranza, il discernimento, che sono proprie della vecchiaia e che consentono all’uomo di compiere grandi imprese. Possiamo immaginare dunque l’anziano come uno scrigno ricco di preziosi tesori: emozioni, storie , esperienze. Uno scrigno che si arricchisce col passare del tempo e che deve essere condiviso e trasmesso per aiutare gli altri ad arricchirsi. Di qui l’importanza del contatto e di una relazione di scambio con l’anziano che possa dare più valore sia alla sua che alla nostra esistenza.
(Fonte: tratto dall'articolo)