All’Inps risultano circa 400mila italiani residenti all’estero, sparsi in 160 Stati, che sono titolari di 245mila pensioni di vecchiaia, 133mila assegni ai superstiti e 14mila trattamenti di invalidità. I dati del 2018 segnalano l’Europa come primo continente di destinazione, con più di 210mila assegni, seguita dall’America settentrionale (poco più di 90mila trattamenti), con l’Oceania in terza posizione (46mila pensioni) e l’America del Sud in quarta (38mila). Il resto si divide tra Asia, Africa e America Centrale. In totale le pensioni pagate all’estero ammontano a più di un miliardo di euro, con assegno medio mensile di 245 euro, perché la maggior parte dei beneficiari ha lavorato pochi anni in patria. Sono però in crescita le persone che hanno lavorato sempre in Italia ma hanno scelto di vivere in un altro Stato raggiunta la pensione per il regime fiscale e il costo della vita. Per questo è stato portato in Parlamento un disegno di legge che introduce una flat tax del 7% per 5 anni in favore dei titolari di redditi da pensione erogati da soggetti esteri, che trasferiscono in Italia la propria residenza in un Comune delle regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia), con popolazione non superiore a 20mila abitanti. Per avere questa agevolazione i soggetti non devono però essere stati fisicamente residenti in Italia nei 5 periodi d'imposta precedenti a quello in cui scatta l’opzione.