Una proposta di legge sottoscritta da quasi tutto il gruppo della Lega alla Camera dei deputati punta ad istituzionalizzare il modello della "sicurezza partecipata" noto come sistema dei “controlli di vicinato”. Si tratta dei gruppi di quartiere nati per presidiare il territorio e garantirne la sicurezza; uno strumento di prevenzione nato negli anni '70 negli Stati Uniti, ispirato alle esperienze di 'neighborhood watch', diffuso poi nel Regno Unito e in Italia dal 2008. Opera soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana. La proposta di legge è stata assegnata alla Commissione affari costituzionali di Montecitorio e prevede che "la Repubblica riconosca" questo fenomeno sociale "in attuazione degli articoli 2, 3, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione e quale espressione dei principi di sussidiarietà orizzontale e di partecipazione dei cittadini (singoli o associati) allo svolgimento di attività di interesse generale". Il testo si prevede fra l'altro che lo Stato favorisca "l'individuazione di sportelli informativi sul ruolo e sulle funzioni del controllo di vicinato".
I gruppi di controllo del vicinato si occupano anche di assistenza (sostegno ai vicini anziani e soli, ritiro della posta in caso di assenza, sorveglianza reciproca delle case ecc.); individuano e segnalano i "fattori di rischio ambientale" (scarsa illuminazione di alcune zone, accessi vulnerabili, presenza di persone "sgradite").
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)