Come mostrato in L’utopia sostenibile, il modello economico degli ultimi quarant'anni è caratterizzato da una intrinseca insostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica, sociale e dunque istituzionale. Se uno sviluppo sostenibile è tale se consente alla generazione attuale di soddisfare i propri bisogni senza pregiudicare il fatto che le generazioni successive facciano altrettanto, è evidente come tale modello abbia violato il principio di giustizia tra generazioni, distruggendo capitale naturale di proprietà delle future generazioni, come se il pianeta non fosse un luogo finito. Per questo è da qui che bisogna partire per costruire un nuovo modello e il "mondo dopo la fine del mondo".
Gran parte delle Costituzioni scritte nel secondo dopoguerra non contiene tale principio, in quanto i modelli economici prevedevano una crescita senza limiti, grazie alla quale le nuove generazioni sarebbero state per definizione "meglio" di quelle precedenti. E dunque, erano gli anziani a dover essere tutelati. Negli ultimi trentanni, però, la concentrazione della povertà si è ridotta nelle classi di età anziane ed è aumentata in quelle giovani. Parallelamente, la ricchezza si è andata concentrando nelle mani degli adulti e degli anziani, il che ha contribuito a deprimere il tasso di crescita dell’economia e in Paesi come l’Italia a "bloccare" l’ascensore sociale, riducendo le opportunità delle giovani generazioni e il tasso di natalità e accelerando l’invecchiamento della popolazione.
(Sintesi redatta da: Linda Russo)