Marisa Belliero, 76 anni, vive col marito, e ha figli e nipoti vicini. Ha ancora sua madre, Iside, di 107 anni che fino all’anno scorso viveva con lei. Poi, dopo una caduta, ha dovuto metterla in una struttura dove potesse essere “protetta”. Purtroppo Marisa non ha i soldi né per mettere una persona fissa, tutto il giorno che segua la madre, né i tremila euro mensili della retta della struttura. La lettera indirizzata all’autrice racconta come, facendo molti sacrifici e unendo le forze familiari riescono a sostenere la spesa, ma sottolinea il fatto che il sistema sanitario dovrebbe tener conto anche delle situazioni “permanenti” visto l’allungamento della vita. Le liste d’attesa, anche per le persone giovani con disabilità che necessitano del ricovero, sono molto lunghe. Per questo ci si rivolge al privato. Ormai quando una persona si «ammala di vecchiaia», tutta la famiglia si ammala con lei e la vita di chi non è ammalato continua, con tutti gli impegni quotidiani che ben conosciamo. La sanità pubblica deve ragionare sul presente e sul futuro, e pensare che la cura delle persone anziane e dei malati cronici compete non per forza alle famiglie, anche in restituzione si ciò che questi anziani hanno fatto per la società.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)