La Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha redatto una comunicazione sul tema del suicidio assistito, inviata a tutti gli Ordini provinciali e al presidente del Comitato nazionale di bioetica. Mentre in Parlamento si discute di eutanasia, la Fnomceo ha ribadito i principi deontologici che impediscono al medico di effettuare e/o favorire atti finalizzati a provocare la morte del paziente ma gli impongono, nello stesso tempo, di rispettare la dignità del malato evitando ogni forma di accanimento terapeutico. Se si dovesse superare l’art. 580 del Codice penale, quindi "non ritenere più punibile il medico che agevoli in qualsiasi modo l'esecuzione del suicidio”, per la Fnomceo rimane in vigore il codice deontologico, assoggettabile alle norme giurisdizionali solo in caso di violazione di norme costituzionali o di principi generali dell’ordinamento giuridico. In pratica, per la Federazione dei medici, “non è eludibile la facoltà del medico di agire in rispetto della clausola di coscienza, o addirittura, ove fosse normata, a esprimere obiezione". La Fnomceo rivendica "con forza la necessità di dotare il Servizio sanitario nazionale di un compiuto e omogeneo sistema di cure palliative quale presupposto per offrire al paziente e alla sua famiglia il miglior accompagnamento e sostegno possibile alla fase terminale della vita. Questo anche per evitare che la richiesta "suicidaria" possa essere motivata dalla carenza di cure e dal non prendersi cura sul piano clinico, spirituale e sociale". Filomena Gallo, avvocato e segretario dell'associazione Luca Coscioni, non condivide questa impostazione sostenendo che il codice deontologico, ove dovesse essere introdotta l'eutanasia, dovrebbe sottostare alle leggi dello Stato.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)