Di norma la condizione di anziano richiama il concetto di fragilità. L’anziano è fragile non solo perché ha più probabilità di ammalarsi, ma anche perché è esposto a più tipi di disturbi, se pur ancora fisiologici, che - se presenti in forma non grave - permettono livelli di autonomia e attività. Frequenti sono i disturbi di carattere psicologico, quali tristezza, malinconia, ansia, a volte anticamera della depressione.
Tra le cause di quest’ultima malattia per le persone anziane troviamo la perdita di senso, con il venir meno di una considerazione sociale di utilità e di ruolo. Si assiste anche ad un declino delle funzioni intellettive e cognitive, a difficoltà della memoria, a parziali afasie.
Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha introdotto l’espressione “invecchiamento attivo” per esprimere un concetto di invecchiamento nella prospettiva bio-psico-sociale. Quindi, non solo nell'attenzione alla salute, ma anche in uno stile di vita sano. Questo termine viene riferito anche a una serie di attività e comportamenti di partecipazione alla vita sociale secondo i bisogni, i desideri e le inclinazioni di ciascuno.
In questa ottica assurge l’importanza del ruolo dei nonni. I nonni di oggi sono autonomi e attivi, con una soddisfacente energia, lucidità e tranquillità economica, tanto da essere anche di sostegno reddituale ai figli. Il rapporto nonno-nipote aumenta la creatività, stimolata dal gioco e l’attività fisica. Ma rafforza anche l'autostima e la memoria quando si tratta di affrontare problemi scolastici.
Non bisogna però tipizzare e idealizzare le figure: fare i nonni non sempre può far bene alla salute. Tante ore e tutti i giorni con i nipoti rende stanchi e affaticati sia fisicamente che psicologicamente perché ci si sente non più nonni con la “leggerezza” che dovrebbe contraddistinguere il ruolo, ma come genitori carichi di responsabilità. Inoltre, il tempo troppo pieno con i nipoti rende vuoto quello quando non ci sono, mentre - a volte - l’impegno viene percepito come incompatibile con i propri desideri e aspettative di indipendenza e libertà.
Tuttavia non esistono solo legami di sangue: il volontariato è un buon fattore di resilienza all’invecchiamento. E se si ha una certa età, si hanno rapporti significativi con i bambini, in qualità di zii, vicini, amici di famiglia si può essere “nonni sociali”. In sintesi, fare i nonni serve per: possedere una dimensione di senso, ruolo e utilità (medicina antidepressiva); fare movimento (gioco); esercitare la memoria e l’intelligenza (narrazione e compiti). Tutte funzioni e attività per stare meglio, esercitate nelle dinamiche della vita relazionale e affettiva.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)