Il prezzo salatissimo che gli anziani hanno pagato in questa pandemia è anche la rinuncia a un bacio, a una carezza, e persino al sorriso della persona cara, celato dalla necessaria mascherina, che è pure un limite per la voce. Isolina, 92 anni, invalida, è ricoverata nella Casa di riposo di un piccolo borgo della provincia di Macerata. Non ha più nessuno se non il figlio che vive a Milano con la famiglia. Passano sei mesi quando può finalmente rivederlo, a quarantena finita e "confini" riaperti. Ma previo appuntamento e solo per un quarto d’ora.
«Ecco, questa è la nostra grande scommessa – commenta Pierluigi Dovis, delegato Caritas del Piemonte –, tenere il collegamento, continuare la prossimità. Nella fase critica dell’epidemia, per evitare i rischi del contagio, a due storiche volontarie di una parrocchia del Cuneese i figli hanno proibito di recarsi a fare il solito servizio a casa di over 65 – racconta – e così il loro telefonino si è trasformato, come per incanto, in un vero e proprio Centro d’ascolto». La videochiamata è diventata lo strumento indispensabile per riannodare le relazioni spezzate dal distanziamento sociale. «Fino a far decidere una nonna, riluttante verso la tecnologia, a utilizzare Skype per festeggiare i suoi 90 anni con la figlia, il nipote e le volontarie che non poteva avere vicino». E quando lo ha fatto le brillavano gli occhi. «Perché ai nostri anziani, come ai nostri giovani, in questo momento servono certezze, fatti concreti e non parole che illudono».
(Sintesi redatta da: Linda Russo)