Permettere a chi dovesse trovarsi in futuro in una condizione di incapacità di programmare in anticipo la sorte del proprio patrimonio, decidendo chi dovrà gestirlo e come è l’obiettivo del Notariato di Milano, che propone di introdurre nel nostro ordinamento il «mandato in previsione della futura incapacità», con cui un adulto, nel pieno delle proprie capacità mentali conferisce a una persona di sua fiducia il potere di rappresentarlo e di dare istruzioni sulla gestione e amministrazione dei suoi interessi patrimoniali in caso di perdita di capacità. Uno strumento che esiste all’estero (Francia, Germania e nei Paesi di common law) ma non in Italia. «Da noi - spiega Dario Restuccia, componente del Consiglio Notarile di Milano - con il testamento biologico è possibile esprimere le proprie volontà sui trattamenti sanitari in vista di una futura incapacità, ma non c’è il corrispettivo per il patrimonio, che sarebbe più semplice perché al riparo dalle implicazioni etiche».
Di fatto, chi vuole decidere sul destino futuro dei propri beni «ha a disposizione soluzioni drastiche, come istituire un trust - osserva - ma non c’è uno strumento per designare una persona di fiducia che gestisca il patrimonio in caso di futura incapacità del titolare. Il mandato a una persona, dato quando si è nel pieno delle proprie capacità cognitive, rischia di perdere efficacia in caso di incapacità del mandante». È possibile designare un amministratore di sostegno in vista di una futura necessità, ma si tratta di un incarico che coinvolge direttamente il giudice tutelare, chiamato a confermare la nomina e a vigilare sull’operato dell’amministratore di sostegno.
Invece, nel mandato in previsione della futura incapacità il giudice dovrebbe intervenire solo in ipotesi “patologiche”, come la morte del mandatario. L’ipotesi minima, per i promotori, è quella di chiedere la ratifica della Convenzione dell’Aja del 13 gennaio 2000 sulla protezione degli adulti, che consentirebbe di rendere operativo in Italia il mandato in vista della futura incapacità sottoscritto all’estero, in un Paese che lo prevede. La proposta più ambiziosa è prevedere una disciplina per introdurre l’istituto anche nel nostro ordinamento.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)