Allo studio una medicina anti-vecchiaia. Un’utopia che, come racconta il The Guardian, è già realtà nel regno animale e che potrebbe presto riguardare anche gli esseri umani. All’Università del Connecticut (Usa) i ricercatori studiano le cosiddette cellule “zombie”, responsabili del degradamento della salute dell’organismo e degli acciacchi connessi alla terza età. La scienza, nel 2011, aveva trovato il modo di liberarsi di queste “cellule della vecchiaia” sperimentando il primo mix di pillole su due topolini coetanei. Il primo, a cui era stato iniettato l’elisir di lunga vita, risultava in splendida forma. A differenza del fratello che, non avendo ricevuto cure, mostrava i naturali segni di decadimento.
Naturalmente sarà necessario adattare i medicinali, validi sugli animali, alla complessità dell’organismo umano. Per ora i risultati più tangibili sono circoscritti ad alcune patologie particolari, come l’osteoartrite, dove alcuni pazienti hanno mostrato miglioramenti dopo l’iniezione di un composto senolitico (molecole che eliminano le cellule in fase di invecchiamento cd. senescenti). A regalare credibilità a questo ambito di ricerca sono anche gli effetti benefici testati su malati di cancro e su persone affette da obesità. Chemioterapie e grasso eccessivo offrono, infatti, terreno fertile al prematuro proliferare delle cellule “zombie”.
(Fonte: tratto dall'articolo)