L'autrice riflette, prendendo spunto da una lettera pubblicata sul Venerdì in cui un signore sessantenne chiedeva a Michele Serra un ricambio generazionale tra giornalisti.
Lo scrittore aveva fatto notare che non aveva nulla in contrario ma che preferisce la prosa di una novantenne come Natalia Aspesi a quella di una imprecisata influencer ventenne. Nadia Terranova ha invece 42 anni e si trova in mezzo, come generazione, ed avverte la sensazione di trovarsi tra due estremi.
La metafora che usa è del gioco delle sedie, distribuite in numero minore dei partecipanti e che sono prese d'assalto al termine della musica, quando qualcuno resta in piedi. Il problema dello spazio generazionale però riguarda tutti, e lo "stare in piedi" significa una terza via fra la reazione e la rivendicazione. Sentirsi simili e capire sia chi rivendica qualcosa di nuovo che chi chi patisce la salvaguardia di un privilegio.
Bisognerebbe considerare che i partecipanti al gioco siano di più di quanto si immagina e che c'è bisogno o di aggiungere sedie o di abbandonare il gioco ma in tutti e due i casi è inutile continuare a contare quante persone partecipino al gioco.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)