Dopo i 65 anni si verificano la maggior parte degli ictus che sono la terza causa di morte in Italia e la prima di disabilità e sono tra le prime cause di morte al mondo. L’ictus cerebrale, può essere di due tipi: l’ictus ischemico e quello emorragico. Per entrambi il tempo è vita, poiché più tempestivo è il riconoscimento dei sintomi e prima si potrà intervenire adeguatamente. Il trattamento, però, è diverso a seconda della natura di questo evento cerebrovascolare avverso, come spiega la dottoressa Simona Marcheselli, Responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza e Stroke Unit di Humanitas. Quesi l’80% degli ictus sono di natura ischemica; avviene quando la circolazione sanguigna è ostacolata dalla formazione di una placca aterosclerotica o di un trombo (un coagulo di sangue) che origina sopra questa placca in un vaso che porta il sangue al cervello. Invece se un piccolo vaso sanguigno del cervello, indebolito, si rompe e c'è un ictus emorragico. I sintomi sono uguali ma in caso di ictus ischemico si esegue la terapia di trombolisi endovenosa per sciogliere il trombo, o se il paziente non può essere sottoposto a trombolisi si ricorre alla terapia antiaggregante. Invece con un ictus emorragico l’obiettivo del trattamento è di gestire il sanguinamento e prevenire le complicanze, quindi l’intervento dovrà ridurrela pressione arteriosa intracranica.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)