Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Tor Vergata di Roma in collaborazione con i colleghi della School of Nursing del Boston College ha condotto uno studio sull’impatto della spiritualità sulla qualità di vita dei pazienti sopravvissuti a un ictus e dei loro caregiver.
I risultati della loro ricerca sono stati pubblicati su Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes.
L’indagine è stata condotta in Italia tra 200 pazienti dall’età media di 71 anni che erano stati colpiti da un ictus senza essere rimasti danneggiati in modo grave, con livelli di disabilità medio-bassa.
Tra il 2016 e il 2018 tutti i pazienti e i loro caregiver hanno compilato una serie di questionari per valutare la spiritualità, la depressione e la qualità di vita percepite.
Per la maggior parte dei casi il caregiver era una donna dall’età media di 52 anni.
In questo studio è stato riconosciuto per la prima volta alla spiritualità un ruolo importante nella fase di recupero dall’ictus.
I ricercatori hanno osservato che esiste una forte associazione tra il livello di spiritualità e la qualità di vita dei pazienti e dei cargiver.
I sopravvissuti all’ictus che avevano ottenuto punteggi più elevati nei questionari di valutazione sulla spiritualità mostravano un benessere psicologico superiore anche se i caregiver mostravano sintomi riconducibili alla depressione.
Allo stesso modo, i caregiver con elevata spiritualità avevano una qualità di vita migliore.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)