Anche per i pazienti che hanno avuto un evento grave come un ictus svolgere la riabilitazione a casa, attraverso video-consulti a distanza, laddove possibile, può portare importanti miglioramenti per la salute fisica e cerebrale.
E i benefici potrebbero essere in certi casi anche maggiori rispetto a quelli ottenuti con la riabilitazione svolta in presenza, in ospedale o in ambulatorio: lo afferma uno studio, per ora su un piccolo gruppo di pazienti, appena pubblicato su Neurology, la rivista dell'American Academy of Neurology.
I risultati, da approfondire, potrebbero aprire nuove strategie di trattamento per chi ha difficoltà nel recarsi in ospedale o in situazioni di emergenza come quella di una pandemia. In generale, dopo un evento di questo genere, di intensità media o grave, la persona colpita deve seguire un percorso riabilitativo piuttosto lungo, in parte svolto in ospedale durante il ricovero e in parte attraverso la fisioterapia e altri trattamenti in controlli successivi. “Il danno agli arti e al viso”, spiega Federica Bressi, fisiatra e neurologo del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, “è spesso accompagnato da altri disturbi fra cui problemi nella deglutizione, nel controllo del tronco e degli sfinteri e, a livello cognitivo, nel linguaggio, nella memoria, nella comprensione delle comunicazioni e nello svolgimento di azioni strutturate anche semplici”. Per questo, il trattamento per il recupero, che è fondamentale, può essere lento e lungo.
La telemedicina, dunque la possibilità di trattare il paziente anche a distanza e nuove tecnologie, infatti, stanno sempre più entrando nella vita di medici e pazienti con ictus (e non solo). “Anche in ospedale”, racconta Bressi, “vengono sempre più spesso utilizzati strumenti come i robot, che svolgono una vera e propria fisioterapia, con video e giochi riabilitativi, o esoscheletri, simili a tute intelligenti che guidano il paziente nei movimenti. E questo non solo nei pazienti con ictus, ma anche in quelli ortopedici, con fratture o protesi”. Il tutto non sostituisce comunque l'intervento e la relazione con il terapista, che rimane fondamentale.
(Fonte: tratto dall'articolo)