La ricerca per contrastare l’invecchiamento si è orientata negli ultimi anni verso soluzioni che rallentino i processi di invecchiamento. Qualche risultato è stato trovato, ad esempio la restrizione calorica, e ora si sta cercando di spazzare via le cellule senescenti dal nostro corpo. Queste cellule sono incapaci di proliferare e svolgere bene le loro funzioni, e lo stesso organismo le elimina con l’apoptosi, il processo di morte programmata che tiene puliti i tessuti. Col passare degli anni, le cellule senescenti diventano resistenti alla morte programmata e si accumulano negli organi, dove provocano danni liberando sostanze tossiche che danneggiano le cellule sane, infiammano i tessuti, uccidono le cellule staminali compromettendo la rigenerazione, rendendo così senescenti altre cellule, anche di organi lontani. Mauro Giacca, direttore dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology di Trieste, con il suo gruppo sta cercando di capire come eliminare le cellule senescenti. Nel 2015 infatti James Kirkland, della Mayo Clinic di Rochester negli Stati Uniti, ha individuato le sostanze che queste producono per evitare la morte programmata. Kirkland ha utilizzato diversi farmaci sui topi, i cosiddetti farmaci senolitici, in grado di colpire solo le cellule vecchie senza colpire le altre ed ha notato che così vengono alleviati molti disturbi dell’invecchiamento e l’animale diventa più longevo e vive meglio. Gli scienziati stanno trovando diverse molecole anti-età, per cui le potenzialità ci sono ma si deve procedere con sperimentazioni rigorose (è partita la prima) prima di vedere i risultati sull’uomo. Se dovessero funzionare, i farmaci senolitici trasformerebbero la medicina, permettendo di vivere meglio e più a lungo, riducendo i costi sanitari, e aiuterebbero a trattare stati di fragilità generale e sindromi geriatriche complesse.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)