Il robot badante e maggiordomo, un po’ anche infermiere, ha debbuttato a dicembre per essere testato per un mese fra i nonni di una residenza assistita a Firenze e fra gli inquilini di un appartamento domotico all’interno dell’ospedale geriatrico di Ancona. A Firenze, il robottino Coro dalle sembianze umane, si è mescolato ai degenti con disabilità motorie, raccogliendo simpatie, portandoli addirittura a vedere tramonti. Coro è una delle tre macchine create dai ricercatori dell’istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa nel quadro del progetto europeo “Robot-era” coordinato dal professor Paolo Dario. Oltre ai due robot sperimentati in Italia, un terzo è in fase di collaudo in condominio per anziani della città di Orebro (Stoccolma): porta i pasti, la posta e la biancheria. «Queste macchine — interviene Filippo Cavallo, ricercatore del Sant’Anna — sono molto versatili, dotati di quattro telecamere e un microfono, sono in grado anche di monitorare i pazienti, porre loro delle domande o portare attrezzature in ausilio al personale infermieristico». Non sostituiscono il lavoro di un infermiere, lo possono al massimo supportare. Il costo di questo robot è di circa 30mila euro, quindi è pensato per essere utilizzato in comune. Altri robot vengono già ampiamente utilizzati nelle sale chirurgiche degli ospedali per interventi di precisione o nel campo della riabilitazione dopo un ictus. Un robot sperimentato nelle strade sempre dagli studiosi della Sant’Anna si occupa della raccolta dei rifiuti, un altro della pulizia teleguitata delle strade. I ricercatori pisani hanno realizzato anche, primo al mondo, il collegamento fra il sistema nervoso e una protesi robotica, che può così restituire la sensazione tattile a chi ha perso un arto. Una delle ultime frontiere è la soft robotica: «La robotica è una tecnologia inclusiva — spiega Paolo Dario— oggi stiamo vedendo uno sviluppo di questa scienza in tre direzioni: i sensori dentro i robot sono sempre più sofisticati e permettono maggiori interazioni con l’ambiente e con le persone. Assistiamo poi a una rivoluzione dei corpi delle macchine che possono essere non soltanto rigidi, ma anche soft, quindi mobili, indossabili. Penso per esempio all’esoscheletro. La terza direzione di sviluppo è il collegamento con la rete, le macchine connesse al web possono interagire».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)