La notizia che l’Alzheimer potrebbe avere un’origine infettiva, come ipotizza uno studio di ricercatori inglesi pubblicato sulla rivista scientifica Nature ha generato molti timori per possibile contagi. Nello studio condotto da John Collinge dell’University College of London questa ipotesi è nata dopo l’esame di pazienti trattati con l’ormone della crescita per bassa statura negli anni Ottanta (allora estratto dalle ghiandole ipofisi nel cervello di cadaveri, ora prodotto con l’ingegneria genetica) e successivamente morti per la malattia di Creutzfeldt Jacob ( simile al morbo della mucca pazza). Nell’autopsia queste persone presentavano non soltanto la presenza di aggregati di prioni (le proteine anomale responsabili della Cjd) ma anche proteine di beta amiloide, sostanza correlata all’Alzheimer. Loro non avevano la malattia, ma la presenza di questa proteina ha fatto ipotizzare che potesse essere stata trasmessa con l’ormone. «La presenza dell’amiloide nel cervello - spiega Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria - è di solito un segno di Alzheimer, ma non sempre. Cioè, non c’è un rapporto diretto di causa-effetto». Anche perché ancora non si sa cosa provoca l’Alzheimer - continua Trabucchi —. Si conoscono alcuni fattori di rischio: per esempio l’inattività mentale, le malattie cronico-degenerative, come il diabete e lo scompenso cardiaco. E, di conseguenza, comportamenti opposti, come tenere il cervello attivo e svolgere attività fisica possono proteggere dalla malattia». E quanto conta la genetica? «La trasmissione genetica — spiega Trabucchi — si verifica nell’1-2 per cento dei casi e riguarda soprattutto le forme familiari giovanili». Poi ci sono i casi acquisiti, da attribuire, forse, a interventi medici, come gli ormoni della crescita ma sono ancora da valutare. «La ricerca inglese parla di “trasmissibilità” e non di “contagiosità” — dice Alberto Albanese responsabile dell’Unità di Neurologia all’Istituto Humanitas di Milano —. Per il momento non ci sono rischi di contagio da procedure mediche ».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)