I pazienti affetti da Parkinson in forma moderata e avanzata presentano nella loro saliva un livello di caffeina inferiore rispetto alle persone sane.
A dirlo è uno studio, condotto dal gruppo I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) e dall'Università La Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Questa scoperta potrebbe aprire la strada ad un metodo rapido e non invasivo per monitorare la progressione della malattia.
Nella ricerca sono stati monitorati 86 pazienti che si trovavano a diversi stadi della patologia e che sono stati messi a confronto con un gruppo di controllo costituto da 83 soggetti sani della stessa fascia di età. Nei pazienti con Malattia di Parkinson e nei soggetti sani è stato valutato il livello di assorbimento della caffeina, il relativo metabolismo e, infine, la quantità di caffeina presente nella saliva.
I risultati hanno dimostrato che l’assorbimento e il metabolismo della caffeina erano simili nei pazienti e nei soggetti di controllo, mentre il livello di caffeina nella saliva dei pazienti con malattia di Parkinson, in fase moderata o avanzata rispetto al gruppo di controllo, era inferiore. "Ciò che emerge dal nostro lavoro - ha affermato Giorgio Leodori (I.R.C.C.S.), uno degli autori della ricerca - è che la misurazione della caffeina nella saliva può costituire un valido strumento per definire con maggiore precisione lo stadio a cui si trova la malattia di Parkinson e seguire la sua progressione. (..) I nostri risultati suggeriscono che la caffeina potrebbe svolgere un ruolo nella progressione della malattia di Parkinson".
(Fonte: tratto dall'articolo)