Il diabete uccide, ma la percezione della sua pericolosità da parte delle istituzioni e dalla popolazione è molto scarsa, questi i dati emersi nel corso del convegno ‘Il diabete in Italia fra ricerca e assistenza’ organizzato dalla Società Italiana di Diabetologia a Roma. I dati più recenti dell’Osservatorio ‘ARNO Diabete’, nato da una collaborazione tra la Società Italiana di Diabetologia (SID) e il Consorzio interuniversitario per le applicazioni di supercalcolo per università e ricerca (CINECA), documentano che il tasso di prevalenza totale del diabete in Italia è pari al 6,2% (circa 4 milioni di persone). Ad essi va aggiunto un milione di persone che ignorano di avere la malattia (diabete sconosciuto). Ecco qualche numero, per rendere l’idea del ‘dramma diabete’ che stiamo vivendo nel nostro paese: ogni anno fra le persone con diabete che vivono in Italia si registrano 75 mila infarti (uno ogni 7 minuti), 50 mila ictus (uno ogni 10 minuti) e 10 mila amputazioni (una ogni 52 minuti). La qualità della ricerca italiana sul diabete si colloca al terzo posto nella graduatoria mondiale, ma i fondi destinati per la ricerca da parte delle istituzioni pubbliche sono modesti, in media 2,5 milioni all'anno. "E'ora di risvegliarsi da un sonno che è durato troppo a lungo e che non solo ha ridotto la potenzialità dei ricercatori dell’area del diabete che operano in Italia ma ha contribuito a declassare la malattia ad una sorta di fastidio molto diffuso ma senza particolari conseguenze per la salute, tranne pochi casi sfortunati. Purtroppo - afferma Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia in apertura del convegno - non è così e nasconderlo impedisce non solo il sostegno alla ricerca ma anche l’accesso alle cure migliori, le uniche che possono garantire una riduzione di morti, infarti, ictus, amputazioni, insufficienza renale con necessità di dialisi, perdita della vista e tutto quello che il diabete curato male può causare”.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)