A causa dell’invecchiamento della popolazione, il Giappone ha alzato l’età pensionabile oltre i 70 anni, per arrivare nell’anno 2020 ad avere un accesso volontario alla pensione pubblica dal 71° anno di età. Questo avviene anche perché recenti dati socio-sanitari indicano che la popolazione anziana mediamente gode di buone condizioni psico-fisiche e inoltre la maggior parte degli anziani desidera continuare a lavorare. A causa del fatto che il Giappone è uno dei paesi con i tassi di natalità più bassi, gli ultrasessantacinquenni sono il 26% della popolazione e entro il 2060 saliranno al 40%. Inoltre il Paese è da sempre contrario all’immigrazione. L’innalzamento dell’età della pensione ha anche degli obiettivi specifici: accrescere il numero di lavoratori tra i 60 e i 64 anni dall’attuale 63,6% per arrivare al 67% nel 2020. Il premier Abe parla infatti di realizzare una società "dove persone di tutte le generazioni possano partecipare ampiamente e attivamente", senza segnalare alcuna apertura per una maggiore integrazione per chi non è giapponese, ma vive e lavora nel Paese, magari proprio nelle categorie di servizio utili per il sostegno della popolazione anziana sempre più sola. L’esecutivo ha sottolineato il suo sostegno per le aziende che alzeranno l’età del pensionamento o occuperanno personale già in pensione. Il governo inoltre studierà misure per sostenere chi vorrà avviare proprie attività, e riconoscerà benefici a coloro che svilupperanno tecnologie per aiutare i giapponesi in età avanzata, sia nel mondo del lavoro, sia nella vita privata.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)