Una riforma tra quelle che stanno cambiando la sanità piemontese prevede che i circa 30 mila anziani ricoverati nelle residenze sanitarie pubbliche e private convenzionate, in base all’intesa tra la Regione e i medici di medicina generale, potranno continuare ad essere assistiti dai medici di famiglia. I professionisti, quindi, che già conoscono e che li hanno seguiti per anni e di cui hanno fiducia; punti di riferimento in una realtà inevitabilmente diversa, estranea e talora estraniante rispetto alla vita precedente. «Non che oggi non sia possibile, per un ricoverato, chiamare e farsi visitare dal proprio medico di famiglia - premette Roberto Venesia, segretario regionale della Federazione - Ma un conto è una visita episodica, saltuaria, altra cosa essere presi in carico dal proprio medico e contare su un’assistenza programmata». L’accordo punta infatti sull’assistenza programmata in residenze protette e collettività per anziani non autosufficienti nelle Rsa, ospiti inseriti in Nuclei Stati vegetativi, Nuclei Alta Complessità Neurologica e Nuclei Alzheimer Temporanei. Il medico assicurerà a quanti lo hanno scelto un numero di presenze mensili determinato in base al numero di ospiti della struttura e al numero di assistiti, per i quali riceve una quota fissa: sarà garantita una presenza settimanale, dal lunedì al venerdì, in funzione del numero di ospiti (va ancora perfezionata la disponibilità nei giorni festivi e prefestivi). Gli assistiti potranno così restare in carico al medico di famiglia anche quando avranno abbandonano la loro casa. Visite mediche, consulto con lo specialista, accesso agli ambienti di ricovero, prescrizioni di farmaci ma anche prestazioni aggiuntive: controllo periodico dello stato di salute, delle condizioni igieniche e del comfort ambientale, indicazioni agli infermieri sulle terapie e sul trattamento dietetico da seguire. Tante prestazioni che hanno come filo conduttore la volontà di migliorare l’assistenza, fisica e prima ancora psicologica, di pazienti anziani e/o malati.