Secondo l'OMS nel mondo sono quasi 4 miliardi di persone che soffrono di problemi legati alla salute dei denti, di cui circa la metà hanno carie non trattate o parodontiti. Il microbiota della bocca, cioè l’insieme di batteri, virus, funghi e altri organismi unicellulari che vi si trovano, è al centro delle ricerche degli studiosi da molti anni per capire come condizioni la salute dell’uomo. Molti studi confermano che i ceppi patogeni responsabili dell’infiammazione locale del cavo orale possono portare a malattie sistemiche come quelle cardiovascolari, l’ictus, il diabete, le polmoniti, oltre a forme tumorali, malattie autoimmuni, e, negli anziani, alla sindrome di Alzheimer. Molti stili di vita e di alimentazione possono influenzare l’equilibrio del microbiota, portando i batteri «cattivi» a predominare. Per questo è importante tenere in equilibrio e in salute le più di 600 colonie batteriche che abitano nel nostro cavo orale, tramite l’odontostomatologia, soprattutto quando si inizia ad invecchiare, cosa che porta maggiori fragilità. Il microbioma è una sorta di sentinella diagnostica, legata a doppio filo con il sistema immunitario. L’Italia in Europa è però al terzultimo posto per le cure odontoiatriche, con un’assistenza odontoiatrica pubblica quasi completamente mancante. Infatti la salute orale è diventata un indice di povertà; risulta da una ricerca del 2014, pubblicata sul Journal of Dental Research, che dopo i 70 anni i poveri hanno otto denti in meno rispetto ai ricchi. E L’Istat, nel suo Rapporto dell’ottobre 2017 ha messo il dentista al primo posto nel paniere dei fabbisogni. Nonostante in Italia ci siano 61.140 dentisti iscritti all’Albo e circa 40mila studi professionali e associati, solo 3.500 dentisti lavorano nel Servizio Sanitario Nazionale, costringendo i pazienti ad accedere quasi esclusivamente al privato, con tutti i problemi economici e le discriminazioni sociali che comporta.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)