Dalle proiezioni dei dati Istat relativi ai primi sette mesi di quest’anno risulta che ci sarà un altro picco della mortalità, superiore a quello del 2015 (quando morirono 647mila persone) e si stima che nel 2017 il dato salirà a circa 663mila. Giancarlo Blangiardo, professore di demografia a Milano Bicocca che ha elaborato i dati, sottolinea che l’Italia invecchia, con 17mila ultra centenari che diventeranno 140mila nel 2060, mentre gli ultra novantenni sono 723mila e, sempre nel 2060, saranno 2 milioni e mezzo. Bisognerebbe fare delle politiche per l’incremento delle nascite, come ad esempio, è stato fatto in Francia, mirate non solo alle famiglie bisognose, ma anche al ceto medio. Comunque questi picchi di mortalità sono da considerarsi normali in un Paese sempre più vecchio, con un maggior numero di persone fragili, che nelle annate peggiori muoiono più facilmente. Questi dati sulla mortalità avranno come conseguenza l’abbassamento dell’aspettativa di vita degli italiani, il che aprirà discussioni sulla qualità del welfare e del sistema sanitario nazionale. Quest’ultimo avrà bisogno sicuramente di alcuni cambiamenti, come auspica Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, il quale già a marzo 2017 aveva lanciato l’allarme per l’aumento dei decessi dovuti all’influenza, collegati anche ai bassi tassi di vaccinazione delle persone anziane.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)