È questo il decimo Rapporto che 50&Più dedica alla trasformazione del mondo degli anziani. Molta strada è stata compiuta dal momento in cui si è voluto promuovere un cambio di paradigma nella cultura, della società e delle istituzioni: passando cioè da una visione di fragilità, povertà, solitudine, non autonomia in cui gli anziani erano relegati ad una visione che sapesse invece recuperare la realtà che a pieno titolo presenta ormai da tempo una maggioranza di persone vitali, autonome e desiderose di svolgere ancora una buona vita attiva per sé e per gli altri. Ormai il messaggio è passato ed è stato raccolto (fortunatamente) anche da molti altri protagonisti associativi ed istituzionali, anche se le decisioni e le attuazioni conseguenti sono ben lungi dall’essere compiute o quanto meno soddisfacenti. Per questo si è ritenuto opportuno affrontare quest’anno un nuovo cambio di paradigma, quello che richiede di passare da una soggettualità individuale ad una soggettualità relazionale. Se l’anziano è riconosciuto come soggetto a pieno titolo forte e vitale, ciò non significa che il percorso sia concluso: al contrario serve rafforzare la relazionalità che sostenga l’individuo nei suoi momenti di debolezza come pure la relazionalità che sviluppi la capacità di rappresentare i propri interessi e di farli valere sul piano associativo da parte della categoria. È questa la ragione che ha portato ad effettuare due indagini di campo parallele, rispettivamente su un campione di anziani italiani e su un gruppo di testimoni privilegiati nell’ambito della classe dirigente associativa di 50&Più Fenacom: per verificare la domanda di relazionalità che emerge tra le persone della terza età e per promuovere un’offerta associativa che sappia accompagnare in maniera adeguata il passaggio ad una fase più evoluta di un mondo anziano esigente e vitale. (Fonte: www.50epiu.it)