E’ stato presentato uno studio sull’invecchiamento guidato da Alessandro Cellerino, professore di fisiologia all’università di Pisa. Riguarda un piccolo pesce del Mozambico, il Nothobranchius furzeri, che ha un processo di invecchiamento simile all’uomo anche se non vive più di tre mesi. E’ stato osservato che nel corso dell’invecchiamento il contenuto di ferro all’interno del cervello (sia del pesce che dell'uomo) aumenta, provocando uno stress ossidativo. Infatti nel caso di Alzheimer e Parkinson c’è un maggior accumulo di ferro di quanto avverrebbe normalmente. I ricercatori hanno osservato che il cervello cerca di proteggersi da questo aumento di ferro, producendo un piccolo Rna, chiamato miR29, e quindi, con l’avanzare dell’età, in condizioni normali, il miR29 aumenta. Se però il cervello non riesce a limitare il ferro, il cervello invecchia più velocemente, come nel caso delle malattie neurodegenerative. L’indagine ha confermato che attraverso questi pesciolini sono possibili ricerche su disfunzioni cardiovascolari e tumori in funzione dell’età, infatti replicano la triade di malattie onco-neuro-cardio tipica dell’invecchiamento e sono un modello di ricerca rispetto all’uomo.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)