La crescita del numero di anziani rappresenta un’indubbia conquista del nostro Paese. Resiste la falsa credenza che identifica l’anziano con la cronicità, da gestire fuori dall’ospedale, contrapposta alla vera acuzie ospedaliera del paziente giovane-adulto. In realtà, sono proprio le malattie croniche e la ridotta resistenza agli stress (fragilità) a conferire agli anziani un rischio più elevato di improvvisi e spesso drammatici deterioramenti dello stato di salute (instabilità clinica), generando quadri acuti che possono essere affrontati solo in ospedali ben attrezzati. Sono in aumento le visite di Pronto soccorso degli anziani, a causa della sempre maggiore longevità e del fatto che hanno più malattie croniche e ridotta resistenza agli stress. Infatti su 100 pazienti in codice rosso, oltre 60 sono anziani. Con una assistenza extraospedaliera adeguata potrebbe migliorare la gestione delle patologie croniche e della fragilità, oltre a facilitare la dimissione ospedaliera. Per questo le istituzioni negli ultimi anni hanno puntato sul potenziamento del «territorio», riuscendo ad ottenere una crescita (ancora insufficiente) delle cure extraospedaliere. Nel frattempo si è però operato un netto taglio di letti ospedalieri, mentre aumentavano gli anziani fragili, più bisognosi di cure in ospedale. In Italia abbiamo lo standard più basso d’Europa, di 3.7 posti letto per mille abitanti (la media europea è di 5.2). L’affollamento del Pronto Soccorso non può risolversi con il solo potenziamento del territorio a scapito dell’ospedale, ma c’è urgente bisogno di una riorganizzazione degli ospedali, soprattutto nei contesti dedicati come i reparti di Geriatria, le osservazioni brevi geriatriche e le Ortogeriatrie.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)