Il 12% della popolazione mondiale è anziana. Attualmente negli Usa gli anziani valgono 7 trilioni di dollari e tra qualche anno Euromonitor calcola che la loro capacità di spesa sarà di 15 trilioni (2020). Gli stili di vita e dei consumi, insieme alla disponibilità di un buon reddito, fa sì che Giappone e Usa prevedano nel 2030 che il 50% del loro prodotto interno lordo sarà legato al "settore longevità", ovvero a tutto ciò che ruota economicamente intorno alla realtà anziana. In Italia già oggi il 29% della popolazione ha più di 60 anni e il 20% più di 65. Questo rende il nostro Paese ad "alto rischio longevità", per la tenuta pensionistica e del welfare. Ma oltre al rischio, esiste un lato positivo: gli anziani sono un mercato importante, emergente, le cui richieste sono in gran parte da soddisfare e possono essere motivo di innovazione nei prodotti e nei servizi oltre a essere una cospicua riserva di forza lavoro qualificata a cui occorre attingere. Attraverso lo sviluppo del pensionamento attivo; sfruttando le opportunità offerte dal mondo digitale in termini di vita lavorativa semplice, sicura, assistita, ricca e stimolante o, ad esempio, attuando nelle aziende il cross-mentoring ossia lo scambio di conoscenze e abilità tra lavoratori giovani e anziani per favorire apprendimento, conoscenza tra le generazioni e valorizzazione della complementarietà.
Occorre, quindi, combattere in profondità i pregiudizi legati all'invecchiamento, di cui gli stessi anziani sono portatori, (per averli introiettati continuamente lungo tutto l'arco della loro vita), ed è piuttosto venuto il tempo di pensare alla terza età come un nuovo possibile inizio di sviluppo sociale e personale.
(Sintesi redatta da: Laura Rondini)