Il terzo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’invecchiamento della popolazione nel mondo lancia le strategie indispensabili per assicurare la migliore salute possibile alle persone anziane. Strategie non più rinviabili perché sono sempre di più i “molto” anziani ma non si riesce a migliorare, in media, le loro capacità funzionali. Infatti, mentre 15 anni fa il motto dell’Oms era l’invecchiamento attivo, oggi, “salute” per l’Organizzazione significa ridurre il decadimento che colpisce ogni persona dopo i 75 anni. La “capacità intrinseca” di ciascuno dipende da più fattori (patrimonio genetico, ambiente, stile di vita e malattie presenti e passate) che si combinano in modo differente da caso a caso, ma diminuisce con la vecchiaia. Dice l’OMS: esser vecchi significa funzionare poco e male, cosa che può essere parzialmente corretto con interventi continuativi tra ospedale e territorio. Ad esempio con una cura appropriata delle tante malattie da cui spesso è affetto, o dandogli supporti per farlo muovere in modo autonomo. Cambia quindi l’obiettivo della medicina tradizionale, ora bisogna migliorare la capacità intrinseca dell’anziano, tramite le strategie collaudate della Gerontologia e Geriatria. Per realizzare questo programma bisogna ristrutturare i servizi, cominciando dall’ospedale, ed avere un numero sufficiente di operatori con adeguato background culturale gerontologico-geriatrico. Quindi – sembra concludere l’OMS – la buona salute degli anziani è nelle mani delle autorità politiche: del ministero dell’Università che deve formare gli operatori, e del ministero della Salute che deve riadattare i servizi. In mancanza di questo non è possibile garantire una salute migliore agli anziani, né avere vantaggi economici grazie alla ristrutturazione dei servizi in senso geriatrico.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)