Già prima della crisi-che-non-passa, il welfare pubblico italiano faticava a rispondere alle crescenti domande di servizi provenienti dalle famiglie, specialmente sul fronte sanitario e socio-assistenziale. La difficile congiuntura economica e il generale impoverimento dei cittadini ha tuttavia portato a un aumento consistente di quella fascia grigia della popolazione che, pur non trovandosi al di sotto della soglia di povertà, non possiede redditi sufficienti ad accedere al sistema di tutele privato per sopperire alle scarse (o assenti) risposte offerte dallo Stato.
Per fronteggiare tale situazione sempre più aziende, organizzazioni sindacali e datoriali, enti bilaterali, casse mutue e assicurazioni stanno sviluppando propri strumenti di welfare, affiancando le istituzioni pubbliche nell’erogazione di servizi in favore delle comunità. In questo senso il perimetro della protezione sociale si è quindi ampliato grazie ad esperienze capaci di inserirsi in quelle aree di bisogno che il primo welfare non riesce più - o non è mai riuscito - a presidiare efficacemente. In tale ambito, mutualità e bilateralità hanno progressivamente assunto un ruolo sempre più significativo, contribuendo ad ampliare le varie forme di intervento richieste dai cittadini e rendendo più efficiente un sistema di tutele che, fino ad oggi, si è basato quasi esclusivamente sull’intervento pubblico. Proprio al ruolo di queste due declinazioni del secondo welfare sarà dedicata la tavola rotonda “Mutualità e bilateralità per la tutela delle famiglie. Le prospettive del welfare integrativo nel Mezzogiorno” che Percorsi di secondo welfare, in collaborazione con il Centro Einaudi e SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, organizza all’interno della Giornata Nazionale della Previdenza 2015. (Fonte: tratto dall'articolo)