C’è una bottega, all’ombra del duomo di Montebelluna (Tv), in cui il tempo si è fermato. È quella di Piero Gallina, classe 1943, artigiano del legno dall’età di 17 anni. Realizza bare (ecco perché tutti lo conoscono come “Piero cassa”), ma non solo. In questo laboratorio tutto è affascinante e pieno di polvere. Quando si entra da Piero tutto sembra in disordine, senza esserlo affatto. Tutto parla della sua vita, lì dentro, da quando suo padre morì a quando lui si rimboccò le maniche per prendere in mano l’attività, fino a quando sposò Angela Dussin con la quale ebbe due figli, Lino e Gilda. O a quando scelse di tenere con sé e di prendersene cura suo fratello Franco, affetto dalla sindrome di Down. Franco lo aiuta tutti i giorni. Quando inizia a parlare del fratello, Piero se ne esce con questa frase: «Se qualcheduni ghe fa del mal a me fradel ghe parece a cassa da mort». Difficile andarsene subito, una volta entrati, Piero avrà sempre qualche storia da raccontare. Quel posticino tanto disordinato quanto affascinante è pure una sorta di centro di ritrovo per anziani. Ce ne sono una decina ogni giorno, ridono, scherzano, contano monetine e si scambiano consigli su lavori di falegnameria attorno a una cassa da morto. Sembra essere quasi una scena da film. Lui li definisce «quelli che non hanno voglia di giocare a carte o stare sempre al bar», oppure «quei che i gà ’ncora a voja de vivar e lavorar». Si potrebbe fare un elenco lunghissimo delle cose affascinanti che si trovano in questo laboratorio. Sono puri segni di vita, testimonianze di anni dedicati a un mestiere, a un lavoro che forse tra un po’ di anni non esisterà più, come la maggior parte di quelli svolti dagli artigiani di queste zone. L’impressione è che oggi l’artigiano, appena può, vada in pensione.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)