La nuova cura del carcinoma prostatico passa dalla «fusione d’immagini». Francesco Porpiglia, direttore del reparto di Urologia del San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino), dopo aver presentato il guscio che preserva la potenza sessuale, salvando dal laser i nervi responsabili dell’erezione, ha trovato come individuare più facilmente il tumore anche in fase iniziale. Lo studio è stato svolto con i reparti di Radiologia del San Luigi, del Mauriziano di Torino e dell’Istituto Oncologico di Candiolo. Il nuovo strumento è la risonanza magnetica multiparametrica che può valutare la morfologia della ghiandola e individuare l’eventuale presenza di nodi tumorali, anche in caso di risultato negativo della biopsia. Un esame mirato e efficace per la diagnosi anche senza prelievo del campione. «Lo studio - spiega Porpiglia - dimostra che la sola risonanza magnetica raddoppia la probabilità di diagnosticare il tumore alla prostata. E questo si traduce in una riduzione del numero di biopsie ripetute, del tempo di diagnosi così come dei disagi per il paziente, modificando l’iter diagnostico». E’ d’accordo Giovanni Gandini, ordinario di Radiologia dell’Università di Torino che annuncia una «sinergia fra radiologi esperti nell’imaging prostatico e urologi dedicati al trattamento di questo tumore».
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)