Qual è l’ultima volta che avete abbracciato qualcuno? E quell’abbraccio che cosa vi ha trasmesso? È stato un momento d’incontro o un rito al quale non vi siete potuti sottrarre?

Del valore di un abbraccio si sente parlare sempre più spesso, forse perché è merce rara e, come tale, oggetto di analisi e disquisizioni.

Mentre iI Censis ci informa che la solitudine è divenuta un fattore strutturale della nostra società, oltreoceano scopriamo che abbracciare e coccolare è divenuta una vera e propria professione.

Sono in molti coloro che, negli Stati Uniti, sono infatti disposti a pagare 80 dollari per un’ora di abbracci, 400 per un’intera notte. Per chi nutrisse dei dubbi sulla natura della proposta sono pronte le rassicurazioni: gli abbracci offerti non hanno alcuna deriva sessuale, il contratto che l’acquirente deve sottoscrivere prima dell’erogazione del sevizio non lascia dubbi, le clausole ben chiariscono che l’abbraccio deve essere assimilabile a quello che si potrebbe offrire a un bambino.

I professionisti degli abbracci stanno aumentando anche grazie all’aiuto di social network dedicati a favorire l’incrocio tra domanda e offerta. Cuddlr, ad esempio, è una app lanciata lo scorso settembre che oggi è utilizzata da 7.000-10.000 persone al giorno. Il suo utilizzo è molto semplice: una volta scaricata, individua chi nelle vicinanze è disponibile a ricevere o concedere un abbraccio e, in 30 secondi, è possibile decidere se accettare le coccole delle persone in quel momento disponibili.

A New York esiste invece una vera e propria coccoleria, dove Jackie Samuel accompagna i suoi clienti su un comodo letto matrimoniale per coccolarli… per 60 dollari all’ora. A Portland, Samantha Hess, con la stessa attività, è arrivata a ricevere 10.000 richieste a settimana. Ha quindi deciso di assumere tre persone e di allestire quattro stanze dove ricevere i clienti: nel suo centro è possibile fruire di coccole anche per soli 15 minuti, il costo è di un dollaro a minuto.

Ma se queste notizie ci appaiono lontane dalla nostra cultura, rimanendo nel nostro Paese possiamo trovare iniziative che, benché con un diverso approccio, sottolineano ugualmente l’importanza di ricevere e donare un abbraccio. Lo scorso mese di dicembre, a Padova, la Commissione diocesana Nuovi stili di vita ha invitato i fedeli a regalare abbracci al posto dei tradizionali doni Natalizi. Affinché non vi fossero equivoci - non si trattava di abbracci metaforici - ha diffuso un documento nel quale venivano indicate le fasi di qui si compone un abbraccio.

Sempre dal Censis scopriamo che il “47% degli italiani dichiara di rimanere solo durante il giorno per una media quotidiana di solitudine pari a 5 ore e 10 minuti. È come se ogni italiano vivesse in media 78 giorni di isolamento in un anno, senza la presenza fisica di alcuna altra persona.”

Confesso di provare un certo imbarazzo nel ricevere dettagliate istruzioni su come abbracciare qualcuno, ancora di più al pensiero di poter acquistare o vendere un abbraccio, mi pare anche che il tariffario proposto faccia divenire gli abbracci un servizio, se non proprio di lusso, quantomeno riservato a persone benestanti.

Tuttavia resta la domanda iniziale alla quale occorre dare risposta: qual è l’ultima volta che ho abbracciato qualcuno? Conosco persone disposte a pagare per un abbraccio? Guardarsi attorno è forse il primo passo per evitare di mercificare i più elementari gesti di affetto. (Fonte: www.50epiu.it)