L'Istat ha diffuso i dati sul bilancio demografico nazionale. Per la prima volta negli ultimi 90 anni ha certificato la fase di declino demografico del Paese, già anticipata dal Rapporto annuale Istat diffuso il 20 giugno scorso.
I dati si riferiscono al 2018 e registrano, al 31 dicembre, una popolazione composta da 60.359.546 residenti. Il calo, rispetto al 2017, è stato di 124.000 unità (-0,2%). Rispetto all'ultimo quadriennio, vi sono 400.000 residenti in meno (circa - 100.000 l'anno).
Il calo riguarda solo la popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018, a 55 milioni 104 mila unità, 235.000 in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Gli stranieri hanno compensato questo calo con l'aumento di oltre 241.000 unità.
Tanto per rendere plasticamente la situazione: dal 2014 abbiamo perso circa 667.000 italiani (risiedenti in Italia); grosso modo una città grande come Palermo. Se gli stranieri non avessero compensato questo calo, ci dice l'Istat, la riduzione degli iscritti all'anagrafe italiana sarebbe stata, dal 2014 ad oggi, di circa 1,3 milioni di soggetti.
Nel 2018 si conferma la perdita della nostra capacità di crescita demografica, confermata dal saldo naturale negativo (-193.000 unità), che rappresenta la differenza tra nati e morti (tasso di sostituzione della popolazione).
Quanto alle differenze territoriali, a livello nazionale, il tasso di crescita naturale si attesta a -3,2 per mille e varia dal +1,7 per mille di Bolzano al -8,5 per mille della Liguria. Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano decrementi naturali particolarmente accentuati (superiori al 5 per mille).Come si è detto, solo Bolzano ha un tasso di crescita naturale positivo.