Potrebbe celarsi in uno stile di vita semplice e molto attivo la chiave del lento processo di invecchiamento cerebrale tra gli Tsimané, popolo indigeno dei bassipiani della Bolivia. E questo nonostante la mancanza di cure adeguate che dà ampio spazio al proliferare di batteri e malattie infettive. «Ci hanno fornito uno straordinario esperimento naturale sugli effetti potenzialmente dannosi degli stili di vita moderni», ha affermato Andrei Irimia, assistente professore di gerontologia e neuroscienze presso la USC Leonard Davis School di Los Angeles, che ha guidato lo studio.
I ricercatori hanno acquisito le scansioni cerebrali di 746 adulti Tsimané, di età compresa tra 40 e 94 anni - trasferendoli per le analisi nella città più vicina, a due giorni di viaggio - e hanno confrontato i risultati con quelli di tre campioni di popolazione di Usa ed Europa. La differenza nei volumi del cervello tra la mezza età e la vecchiaia è del 70% inferiore nella comunità degli Tsimané rispetto agli abitanti dei Paesi “industrializzati”. Ciò suggerisce che il cervello degli indigeni è meno incline all’atrofia cerebrale, direttamente correlata al rischio di deterioramento cognitivo e alla demenza.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)