Barry Sears è l’inventore della dieta a zone, che lo ha reso forse il dietologo più famoso al mondo e che fa leva su di un bilanciamento degli alimenti: 40% di carboidrati (soprattutto verdure e frutta), 30% proteine e 30% di grassi. Sears spiega che il suo sistema alimentare a restrizione calorica non abolisce quello che fa male, ma si concentra su ciò che fa bene e che si basa sulle abitudini di popolazioni longeve e in salute. 

Nell’alimentazione è importante controllare il livello di infiammazione tenendo a bada gli ormoni, in modo particolare l’insulina, perché l’infiammazione permette di difenderci dalle invasioni microbiche e consente alle lesioni di guarire. In caso invece la risposta infiammatoria non si risolva in maniera adeguata, diventa un'infiammazione a bassa intensità, che può attaccare organi e cellule provocando malattie croniche. La globalizzazione dell’alimentazione ha causato un aumento dell’infiammazione a livello mondiale con una crescita di molte patologie. Questo comporta una crescita dei costi dell’assistenza sanitaria, anche perché curare gli over 65 è cinque volte più costoso rispetto a curare i giovani. Il cibo è importante per la salute perché ha un impatto sugli ormoni, molto importanti per il funzionamento del nostro organismo. Nel tempo sono stati condotti più di 35 studi scientifici sulla dieta zone che ne hanno confermato l’efficacia nel ridurre l’infiammazione, ma da sola non basta, richiede per essere efficace l’implementazione di acidi grassi Omega-3 da assumere da integratori (puri, concentrati e certificati). 

Anche la dieta mediterannea porta dei buoni risultati in termini di longevità della popolazione, ma secondo Sears, ad esempio, la popolazione di Okinawa in Giappone vive più a lungo e in salute. L’ideale è di prendere il meglio da queste due diete per potenziare la risposta antinfiammatoria, ricordando che a pane e pasta, come carboidrati, è meglio sostituire quelli che provengono da frutta e verdura.