In Italia, nel biennio 2020-2021, il 60% nella popolazione ultra 65enne ha dichiarato di non consumare abitualmente bevande alcoliche, mentre ne riferisce un consumo moderato il 21% e un consumo definito “a rischio” per la salute, pari mediamente a più di una unità alcolica (UA) al giorno, il restante 19%.
Il consumo di alcol a rischio è molto più frequente fra gli uomini (32% vs 9% fra le donne), si riduce con l’età (passando dal 24% fra i 65-74enni al 10% fra gli ultra 85enni) e, come per il resto della popolazione, rimane prerogativa delle classi socialmente più avvantaggiate per reddito (21% fra chi non ha difficoltà economiche vs 14% di chi riferisce molte difficoltà economiche) o per istruzione (il 22% per chi ha un titolo di studio superiore alla scuola media vs 14% fra chi ha al massimo la licenza elementare).
Per il consumo di alcol, si osservano percentuali mediamente più elevate nelle Regioni settentrionali rispetto al resto del Paese (22% al Nord, 18% al Centro-Sud), anche se si riscontrano alcune eccezioni e il Molise si caratterizza come la regione del Sud con la quota più elevata di consumo di alcol a rischio (35%). Preoccupante il numero di over 65 che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, come il 28% delle persone affette da malattie del fegato.
Fra chi fa un consumo di alcol a rischio per la salute, più della metà (pari complessivamente all’11% di tutti gli ultra 65enni intervistati) non supera le 2 UA al giorno. Questo fa pensare che si tratti del bere alcolici durante i pasti, abitudine acquisita nel corso della vita che, probabilmente, non viene percepita come rischiosa per la salute. Ad ogni modo, anche l’attenzione da parte degli operatori sanitari al problema risulta molto bassa: meno dell’11% dei consumatori di alcol a rischio riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno da un medico o un altro operatore sanitario.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)