Con la pandemia sono calati i numeri dei testamenti biologici o biotestamenti depositati, passati da 11.096 contro gli oltre 145.000 redatti nei due anni precedenti.
Le disposizioni che vengono lasciate rispetto ai trattamenti sanitari a cui si desidera essere sottoposti o meno, nel caso in cui non si sia più in grado di intendere e di volere, pagano le difficoltà dovute al Covid e la scarsa informazione sulla pratica.
Da un'indagine della fine 2019 effettuata da Vidas, associazione che offre assistenza gratuita ai malati terminali, risulta che solo il 19% degli intervistati conosceva nel dettaglio la normativa mentre il 28% non ne aveva mai sentito parlare. Non è facile fare il proprio biotestamento, che comunque può essere modificato e revocato in ogni momento. Il passaggio fondamentale, nella sua redazione, è il confronto con un medico che aiuti ad esplicitare le proprie scelte e a comprenderne bene le conseguenze.
Inoltre, nel caso di patologie croniche e invalidanti o caratterizzate «da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta», si deve anche pianificare in condivisione la cura. C'è molta differenza infatti fra le Dat espresse da persone in buona salute, rispetto a quelle predisposte da chi soffre di malattie croniche, che deve pianificare, insieme al medico, il suo futuro e le cure a cui vorrebbe (o non vorrebbe) essere sottoposto.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)