In Italia sono 270.000 gli anziani che vivono in oltre 7.000 strutture residenziali. Un sistema che, però, è soggetto già da tempo a critiche e che ora richiede un intervento mirato e deciso, come del resto dimostrano le risorse investite nel PNRR destinato all’assistenza. Il tradizionale sistema delle Rsa è obsoleto: è necessario investire per riconvertire parte delle strutture in appartamenti protetti, ricorrendo all’impiego del cohousing e alla rete dei servizi di cura nelle cosiddette aree interne. È necessario un ripensamento generale che non trascuri aspetti fondamentali, come la telemedicina e i servizi di prossimità.
A questo sta lavorando la Commissione voluta dal Ministero della Salute, impegnata a monitorare l’applicazione delle norme da parte delle strutture e a delineare una riforma dell’assistenza socio-sanitaria. L’obiettivo è portare le terapie domiciliari al 10% degli anziani pluripatologici, cronici e non autosufficienti entro il 2026. L’intransigenza della Commissione non convince però le associazioni del terzo settore e i sindacati.
Per molti, infatti, appare riduttivo proporre l’assistenza domiciliare come l’unica alternativa alle cure residenziali, anche in considerazione dell’età spesso avanzata degli ospiti che, in un caso su tre – ricorda Marco Petrillo di Uneba – necessitano di cure impossibili da fornire a domicilio. Meglio sarebbe, suggeriscono, ideare un sistema che integri le due soluzioni di intervento. In sostanza sarebbe opportuno ipotizzare – afferma Antonella Pezzullo, segretaria nazionale del Spi Cgil – un ridimensionamento delle Rsa per renderle più umane e riqualificate dal punto di vista della professionalità.
La vera sfida, per Pezzullo, è aprire queste realtà all’esterno, integrando la parte sanitaria con quella sociale e assicurando un governo pubblico del settore. Per i sindacati il banco di prova della riforma sarà l’approvazione di una legge sulla non autosufficienza, prevista nel Piano di rilancio, come “contenitore” degli interventi di cura, che dovrà offrire profondità e omogeneità all’assistenza su tutto il territorio nazionale.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)