Il Consiglio degli anziani del Canton Ticino (Svizzera), che garantisce il dialogo tra over 65 e il Cantone, finanzierà uno studio sul tema ‘Anziani, dignità sociale e Covid-19’ e da metà ottobre organizzerà un ciclo di tavole rotonde (date e luoghi: info@consiglioanziani.ch).
Per la presidente Delcò si tratta di chiedersi: «Con le restrizioni introdotte per proteggerci, dove va invece a finire il benessere? La salute non è solo assenza di malattia, ma è benessere psicofisico, relazionale e sociale».
È d’accordo anche Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, che si scusa per le restrizioni, anche se durante l’emergenza «era importante introdurre divieti. Proprio l’amore che si prova per le persone care può spingere, nella fretta e nelle difficoltà di una crisi così violenta, a prendere misure che col senno di poi magari si potevano calibrare un po’ meglio».
Lo studio sostenuto dal Consiglio si rivolgerà agli over 65. Tramite colloqui individuali si chiederà agli anziani di definire il loro concetto di dignità e di descrivere il loro vissuto alla luce del lockdown, per capire in che misura ciascuno privilegi la protezione oppure la libertà d’azione e movimento.
A proposito di case anziani, Delcò saluta con favore le maggiori possibilità di visita e mobilità appena introdotte: «Attendevo molto gli allentamenti, ci hanno permesso di riavvicinarci ai nostri cari, di restituire gioia e vicinanza».
Proprio il Consiglio ha sostenuto con quasi 60mila franchi le case sul territorio ticinese, sponsorizzando in particolare progetti e strutture per agevolare le visite almeno all’aria aperta.
Sul tema dei focolai occorsi in alcuni istituti la presidente rimette agli esperti eventuali giudizi, ma stigmatizza le strumentalizzazioni: «È stato anzi emozionante che alla proposta del nostro aiuto una direttrice ci abbia subito ringraziato: finalmente qualcuno si ricordava di loro, dopo tante critiche». Anche per le case anziani, invece, rimane aperto il quesito su salute e dignità.
«Occorre chiedersi: preferisco vivere tre mesi di meno, ma liberamente, oppure no? È un interrogativo etico difficile per l’intera società».
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)