Il rischio di suicidio risulta, specie per gli anziani, strettamente correlato con la qualità dell’esistenza, nonché col grado di solidarietà nei rapporti tra i gruppi sociali e tra le generazioni che la collettività è in grado di realizzare. Il numero e le caratteristiche dei suicidi vengono rilevati dall’Istat principalmente attraverso una indagine su “decessi e cause di morte”. Tale indagine viene effettuata attraverso appositi modelli di rilevazione a cura dei medici, che pure sono tenuti a comunicare possibili altre informazioni ottenute dopo la compilazione della “scheda di morte”. Quanto alla causa di decesso “suicidio”, occorre avvertire che a volte essa non viene riconosciuta come tale, per comprensibili difficoltà e reticenze da parte dei familiari. Inoltre, i suicidi di persone in età avanzata che vivono da sole o in case di riposo, possono talora essere ritenuti decessi dovuti a “morte improvvisa” oppure a “causa sconosciuta”. Dunque, i dati statistici in questione risultano in qualche misura approssimati per difetto.
Nell’ultimo anno disponibile (2016) risulta particolarmente evidente come il fenomeno dei suicidi cresca sensibilmente all’aumentare dell’età dei soggetti coinvolti: da 1,3 suicidi per 100.000 abitanti per gli under venticinque, si arriva a 5,7 per la classe di età dai 25 ai 44, 8,4 nella classe di età dai 45 a 64, fino a 10,1 per 100.000 per la popola-zione di over 75, dove il tasso di rischio è circa otto volte più alto rispetto alla classe dei giovani. Così pure, la classificazione per sesso evidenzia il maggior tasso di suicidio dei maschi anziani, risultando più di quattro volte superiore a quello delle femmine.
Esaminando il fenomeno distintamente nelle tre grandi ripartizioni geografiche del Paese si individua come per gli uomini, in particolare, si rilevano incrementi sempre più marcati a partire dai sessantacinque anni, sicché l’andamento dei quozienti tocca il valore massimo nella classe delle età estreme (31,3 per 100.000 per uomini di età ottantacinque e più nel 2016). Quanto alle donne, la mortalità per suicidio raggiunge invece il punto più elevato nella classe di età da 75 ad 84 (4,1 per 100.000), per poi calare nelle età più avanzate (3,5 per 100.000 nella classe over 85).
Sotto il profilo territoriale, nel 2016 il Nord e il Centro si confermano le ripartizioni con i livelli di rischio-suicidio più elevati, mentre il Sud-Isole rimane su valori inferiori alla media nazionale: 15,0 e 3,1 per 100.000 rispettivamente per uomini e le donne di età sessantacinque e più.
La decadenza psico-fisica connessa all’età avanzata molto spesso determina situazioni contrassegnate da forti negatività che possono generare conflitti interiori irrisolvibili, intense percezioni negative di sé e sensazioni di forte angoscia, fino a determinare uno stato di depressione così grave da condurlo a pensieri o desideri di autodistruzione. È dunque opportuno individuare politiche di valorizzazione dell’anziano non limitandosi alla pure e semplice assistenza sanitaria.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)