Analizzando i mutamenti demografici del Paese alcuni studiosi si soffermano sulle cause e sugli effetti di tipo socio-economico impliciti nel processo di invecchiamento. Di recente, cresce il contributo di analisi delle cause di mortalità e, fra queste l'attenzione ai dati che riguardano i suicidi in età avanzata. Da molti anni e non solo in Italia si registra a livello statistico una crescita dei suicidi fra gli anziani. L'ultimo dato ufficiale disponibile risale al 2016, anno in cui si sono registrati nel nostro Paese 3.870 suicidi con un tasso pari a 6,2 casi ogni 100.000 abitanti ( 10,3 per gli uomini e 2,7 per le donne).
Analizzando gli andamenti per classi di età si nota che il tasso di suicidi cresce sensibilmente in chi è più avanti negli anni. Sempre nel 2016, ogni 1000.000 abitanti si sono registrati 1,3 suicidi in soggetti under 25; 5,7 suicidi in persone fra i 25 e i 44 anni, per salire a 8,4 nella classe di età 45-64 anni e arrivare infine a 10,1 suicidi di over 65enni. Il tasso di rischio in quest'ultimo gruppo è di otto volte superiore rispetto ai più giovani (under 25).
I divari di genere sono significativi: il tasso di suicidi fra i maschi anziani è più di quattro volte superiore a quello dell'altro sesso. ( 17,8 suicidi ogni 100.000 per gli uomini contro i 4,0 per le donne). Per gli uomini si registra inoltre un andamento sempre più marcato dopo i 65 e si arriva , per gli over 85 a 31,3 suicidi ogni 100.000 soggetti. Le donne hanno il picco massimo dei suicidi fra i 75 e gli 84 anni ( 4,1).
La decadenza psico-fisica connessa l'età determina spesso situazioni esistenziali contrassegnate da forti negatività spesso associate a depressione. Tutto ciò, oltre ai dati epidemiologici appena elencati, richiede la definizione di politiche mirate alla prevenzione del suicidio senile che non si limitino all'aspetto sanitario ma coinvolgano tutti i fattori di rischio dell'ambiente familiare e sociale in cui il soggetto anziano vive.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)