Secondo i dati Eurostat, solo il 5% degli oltre 6 milioni di rifugiati ucraini fuggiti all’estero è over 65 anni (malgrado i più anziani, a inizio 2022, rappresentassero quasi il 25% della popolazione, poco meno di 10 milioni su 41 milioni di abitanti). Anche all’interno dei confini nazionali si sono spostati faticosamente, tanto che HelpAge International stima che solo l’11% degli anziani nel Paese sia registrato come sfollato interno, percentuale minore rispetto al 18% della popolazione totale che risulta sfollata. 

Spesso, secondo un’indagine di Amnesty International, rimangono nelle aree colpite dal conflitto, sia perché hanno disabilità che rendono impossibile la fuga, sia perché sono riluttanti ad abbandonare le case, di solito il loro unico bene. I rifugi temporanei si stanno trasformando in ospizi, perché le persone in età lavorativa se ne vanno avendo maggiori probabilità di trovare un’occupazione che permetta loro di alloggiare in affitto. 

I più vecchi invece rimangono, come riferisce un operatore umanitario di un'agenzia Onu intervistato nell’indagine. Nei sopralluoghi svolti in alcuni dei 2.500 “centri collettivi” per l’accoglienza, Amnesty International ha rilevato che gli anziani spesso costituivano un numero sproporzionatamente elevato di residenti. Difficile sostenere le spese di un affitto visto che già prima del 2022 circa l’80% dei pensionati riceveva somme al di sotto della soglia di povertà. 

I tanti che finiscono nei rifugi temporanei affrontano «ostacoli insormontabili per ricostruire una vita autonoma e dignitosa» si afferma nello studio. Inoltre dei 24 centri visitati, quasi tutti erano parzialmente o completamente inaccessibili alle persone con disabilità. Ecco perché secondo l'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani gli over 60 corrono rischi maggiori nel mezzo del conflitto, e perché rappresentano il 32% delle morti di civili di cui è nota l’età