In Italia le persone affette da demenza sono un milione e 200 mila e la metà di questi ha l’Alzheimer, ma è un numero destinato a salire. La patologia colpisce soprattutto gli “over 65”, per la maggior parte donne (73,9%) tra i 75 e gli 84 anni, e il 46,4% dei malati vive in casa e viene assistito dai familiari o da altri caregiver (28,7%) come badanti o infermieri. Nelle strutture trovano posto solo il 12,1% e poi c’è anche una percentuale che vive solo, senza nessuna assistenza.
Gli alti costi, oltre 11 miliardi di euro, dell’assistenza in Italia sono per il 73% a carico delle famiglie. E’ fondamentale arrivare alla diagnosi il più celermente possibile, perché quando la malattia esplode nei suoi sintomi vuol dire che è iniziata 20-25 anni prima. Grazie al test con i biomarcatori è possibile scoprire se la persona è malata di Alzheimer oppure se ci sono altre cause, e, nel primo caso iniziare un’alleanza tra l’equipe sanitaria e i familiari del malato per permettere di migliorare la qualità della vita del paziente. In Italia sono tante le esperienze modello.
A Monza, la cooperativa “La meridiana” ha realizzato Il paese ritrovato, borgo in cui vengono accolti anziani con demenza lieve o moderata che possono muoversi in libertà e assistiti da personale specializzato, svolgendo occupazioni quotidiane normali, ma con un braccialetto smart che permette di localizzarli in pochi minuti.
Vicino Torino c’è la Casa di riposo “Rifugio Carlo Alberto” di Luserna San Giovanni, a Roma la residenza centro diurno Il Pioppo, a Cesena l’Associazione Amici di Casa Insieme Onlus aiuta i malati di Alzheimer residenti nel proprio domicilio. Casa Aima di Napoli Onlus, organizza laboratori di stimolazione cognitiva e centri di ascolto e servizi alla persona, mentre a Lamezia Terme c’è il Centro regionale di Neurogenetica dell’ospedale Giovanni Paolo II che funge da intermediario tra i cittadini e le associazioni che si occupano della malattia.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)