Dal 1950 a oggi la fecondità media mondiale è passata da 5 a 2,3. Il fatto che sia ancora superiore a 2 avverte che la fase di aumento non è ancora terminata, ma ciò che più incide sul continuo aumento della popolazione, attualmente, è proprio la presenza di giovani, il secondo fattore. Questi due fattori insieme esercitano attualmente la loro maggiore espressione nei Paesi dell’Africa sub-sahariana.
Nei prossimi decenni si sentirà maggiormente la pressione della crescita sul pianeta, prima che la Transizione demografica, un processo unico nella storia dell’umanità, finisca. Dopo la Transizione demografica la popolazione potrebbe andare verso un secolare declino.
Tutti i Paesi nella fase più avanzata presentano una fecondità sotto i 2 figli per donna. La situazione demografica, oltre che dal numero medio di figli per donna, è determinata anche dalla longevità. Nelle epoche passate meno della metà dei nati arrivava all’’età dei genitori.
Nei prossimi anni si assisterà ad un continuo guadagno di vita nelle età più mature. La crescita della popolazione avrà ritmi differenziati nelle varie aree del pianeta, con corrispondenti implicazioni sulle possibilità di sviluppo economico, sulle condizioni sociali, sui flussi migratori, sull’’impatto ambientale.
Un’area a rischio a parte è quella delle zone montane e interne che lamentano meno abitanti, meno sostenibilità dei servizi di base, più fuoriuscita di giovani, accentuazione degli squilibri demografici, indebolimento dello sviluppo economico, crescente difficoltà a mantenere servizi di qualità, ancor più bassa natalità e meno attrattività per le nuove generazioni.
(Sintesi redatta da: Zanetti Silvio)