L’Istat ha appena certificato il fatto che siamo scesi per la prima volta sotto le 450.000 nascite: 449.000 nel 2018 (- 9000 rispetto al minimo storico del 2017). Nel 2018 si registra un nuovo aumento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini la stima è di 80,8 anni, per le donne 85,2 anni. Ci avviamo verso un mondo con sempre meno giovani e sempre più anziani.
Per il demografo Alessandro Rosina il futuro non invecchia, se si stringe un patto tra le generazioni, valorizzando il potenziale di tutti i soggetti coinvolti, dall’infanzia all’età anziana, tenendo viva la tensione verso un futuro. Il nodo decisivo di questo processo è la valorizzazione del potenziale delle giovani generazioni. Lo squilibrio strutturale della popolazione italiana è arrivato oggi per la prima volta ad un numero di ottantenni che supera i nuovi nati. Si tratta di uno squilibrio che si autoalimenta, anche perché diminuisce il numero delle donne in età fertile. Se non si cambia drasticamente e urgentemente rotta questi squilibri porteranno ad una riduzione della popolazione attiva e ad un continuo incremento degli anziani. Di conseguenza, rallenterà la crescita economica e aumenterà la spesa sociale.
Le misure finora adottate sono inadeguate perché provengono da un approccio culturale debole verso le nuove generazioni. I giovani non sono figli da intendere come costo privato a carico dei genitori, ma come bene pubblico su cui tutti abbiamo convenienza ad investire.
La questione cruciale è quanto il Paese crede nel proprio futuro che, appunto, non invecchia.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)