Nell’ambito del progetto della Regione Lombardia, ‘Liberiamoci dall’overdose dei giochi d’azzardo’, nel maggio del 2018 è stato interpellato il personale di un’azienda di Varese, per valutare la conoscenza e la pratica di detti giochi nella Provincia. Sono stati raccolti 1612 questionari, i rispondenti all’inchiesta erano soprattutto uomini (84,2%), di un’età media di 40,5 anni (min. 18/max. 76), impiegati ed operai. Le conclusioni mettono in luce una situazione preoccupante per almeno due elementi. Il primo concerne il livello di conoscenza del gioco d’azzardo. Più di un quarto della popolazione sondata sembra non possedere una definizione chiara. Si tratta di una questione importante perché è noto che le idee erronee sul gioco d’azzardo sono frequenti nel sistema di credenze dei giocatori problematici e sono associate al mantenimento della ludopatia.

Il secondo elemento preoccupante è l’estensione del gioco problematico nel territorio, una prevalenza superiore a quella osservata nella gran parte degli Stati europei. Le analisi poi confermano tendenze già acclarate. La preponderanza del genere maschile, tanto nel consumo che nella dipendenza. L’altro fattore è l’età. Il gruppo è stato diviso tra i maggiori e i minori di 39 anni e dai risultati figura che gli appartenenti alla fascia più giovane giocano di più e sono più soggetti al gioco problematico. L’unico caso che vede primeggiare i più anziani riguarda la pratica del Superenalotto. Ciò potrebbe essere legato sia all’introduzione di questo gioco in tempi precedenti rispetto le altre offerte, sia al fatto che è stato una trasformazione di un’’offerta’ più antica e popolare (l’enalotto), e quindi ormai assimilabile anche al campione più adultoÈ noto che il gioco d’azzardo produca dei costi sulla collettività. Dunque il Governo è chiamato ad investire nella prevenzione attraverso norme e regolamenti che ne limitino l’offerta.