Per avere un’idea di come sarebbe se l’invecchiamento lento diventasse veloce, si può andare all’AgeLab del Massachusetts Institute of Technology, a Cambridge, ed indossare Agnes, la “tuta da invecchiamento improvviso”, come la chiama Joseph Coughlin, fondatore e direttore di AgeLAB.
Ecco come funziona: la tuta comprende un paio di occhiali gialli, per dare un’immagine "invecchiata” della realtà; un’imbracatura per il collo per ridurre la mobilità cervicale; fasce intorno ai gomiti, ai polsi e alle ginocchia per simulare la rigidità delle articolazioni; stivali imbottiti per ridurre l’equilibrio; infine guanti speciali che riducono la sensibilità tattile e il movimento delle dita.
“Mettersi nei panni dell’anziano”, questo alla fine significa indossare Agnes: all’inizio solo un fastidio, che poi, però, si tramuta in rabbia.
E subito prendiamo consapevolezza di che il prezzo pagato per la longevità è l’aggravamento perpetuo delle nostre condizioni psicofisiche.
La missione di AgeLab è alleviare questa progressione, attraverso nuove tecnologie, prodotti e servizi per un mercato in rapida e costante crescita. Coughlin afferma” Nell’ultimo secolo abbiamo creato 30 anni di vita in più. E non sappiamo cosa farne! Dobbiamo ripensare la età adulta, creando nuove storie, nuovi rituali e nuove strategie per chi invecchia.”
Ecco che nel suo laboratorio, accanto alla tuta Agnes troviamo Paro, l’orso robot nato per i bambini autistici e poi adoperato per offrire conforto ai pazienti di Alzheimer. E poi un simulatore di guida che segue lo sguardo del guidatore.
Oggi, se si arriva a 65 anni abbiamo il 50% di possibilità in più di raggiungere gli 85. Dobbiamo riprogettare un terzo di vita adulta.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)