La vetrina musicale più blasonata festeggia il suo centenario pubblicando un libro che indica Riccardo Muti come «l’interprete più longevo nella storia del Festival di Salisburgo». Domani (primo di tre concerti), Muti dirigerà i Wiener Philharmoniker nella Nona di Beethoven: ed è un altro anniversario, essendo i 250 anni dalla nascita. Lui debuttò nel 1971.
Dopo la morte di Karajan e la sua splendida «dittatura democratica» ci fu la rivolta. «Mortier portò nuovi registi, alcuni grandi, altri solo provocatori che mi indussero ad abbandonare il Festival»., racconta Muti. «I registi inventavano le loro storie e la musica era colonna sonora per idee spesso folli che urtavano con le intenzioni degli autori. Questo mi ha portato a ridurre al minimo le opere con regie. Non voglio passare per conservatore, sono il direttore che ha più lavorato con Luca Ronconi, e certo non si possono fare spettacoli come 50 anni fa. Oggi il regista deve creare un mondo, non inventare una sua storia».
(Sintesi redatta da: Linda Russo)