Il pensionamento non è in contrasto con la voglia di contribuire al miglioramento del benessere della società. Da questo presupposto sono partiti “i Sardoni” che hanno lanciato, il 10 gennaio scorso, il loro manifesto a sostegno dei più giovani.
La singolare denominazione, spiegano i responsabili dell’iniziativa, è venuta ad una nipotina; quando il nonno è andato a prenderla a scuola lei, consegnandogli un disegno con una sardina stilizzata, gli ha detto: “ io sono una ‘Sardina’, perché non diventi un ‘Sardone’?”. Del resto, nelle piazze le sardine hanno detto e ridetto, negli ultimi mesi, che la Politica con la P maiuscola ha bisogno di tutti, giovani e vecchi. In un mondo che è sempre più composto da adulti, i nonni non possono evitare di sentirsi chiamati in causa dai loro stessi figli e nipoti. E così è stato; lo slogan dei Sardoni è "Quelli che ancora non si riposano" e li guida Daniele Perini: 60 anni, consigliere comunale di Bologna nella lista civica "Ama-Ravenna" e attivo nel volontariato per la terza età.
Chiarita la genesi della denominazione, bisogna cercare di enucleare ciò che i "Sardoni" aggiungono alla piattaforma delle "sardine". In questo senso, spiega Perini: “ noi vogliamo portare avanti i nostri valori e condividerli. Oggi le generazioni non si incontrano più: una volta c’erano il bar, la sezione del partito, il circolo. Invece abbiamo nonni che giocano a fare i giovani, e giovani che sono tristi perché non vedono un futuro in questo Paese". Perini aggiunge fra l’altro: " Vogliamo essere propositivi ; c’è una generazione, quella che ha fra i 70 e i 90 anni, non rappresentata. Una rivoluzione silenziosa. Le 'Sardine' scendono in piazza per ridare dignità alla politica e anche noi non vogliamo andare a dormire. Conosco nonnine di 95 anni che fanno volontariato, i loro mariti iscritti ai corsi di musica, signore che fanno la video chiamata col fidanzato. E ho visto persone ammalarsi di solitudine.Tra pochi anni vivremo un’emergenza demografica: troppi vecchi, pochi giovani. Per questo è già esploso il fenomeno delle case famiglia, ma non basta: bisogna pensare a nuove forme di welfare, altrimenti non si fa altro che riempire le case di riposo, abbandonare queste persone nell’indifferenza, quando invece hanno tanto da dare".
Il filosofo 75enne Stefano Bonaga, anch'esso attivamente coinvolto nel nuovo movimento, aggiunge "Non necessariamente gli anziani devono trascorrere il loro tempo a giocare a carte. C’è bisogno di uscire dall’impotenza della politica, portando nuova energia, aumentando l’impegno non a elencare ciò che non va, ma a lanciare nuove idee" .